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Ring my Bell.

Mentre Alexander Graham Bell scippava al nostro Meucci l’invenzione del telefono, tutti prefiguravano luminosi destini di libertà aperti dall’ingegnosa invenzione. La fregatura arrivò quasi subito. Oltre a te e al tuo interlocutore molte altre orecchie potevano sentire…si capì subito che le conversazioni non erano così “private”. Ma adesso è tutta un’altra musica. Per ascoltare le tue conversazioni ci vuole un ordinanza da parte di un giudice…ehh, si peccato che vengano rilasciate con una prodigalità leggermente sospetta. E poi che dire delle intercettazioni illegali? Ahh, che orrore, sono dei delinquenti…direte voi. Ehm…non sto parlando delle intercettazioni fatte da loschi figuri o investigatori privati…diciamo oltremodo disinvolti. E no. Stiamo parlando di intercettazioni di cui gli organi inquirenti e gli stessi magistrati sono a conoscenza. Un susseguirsi di scandali in tal senso hanno motivato il ministro Francese della Giustizia, Eric Dupond-Moretti, a tracciare una linea di demarcazione netta…inutile dire che la risposta “dall’apparato giustizia” non si è fatta attendere. Ma oltre l’illegalità dilagante nello Stato ci si mettono pure le aziende private, i Big Data e anche l’Europa. Leggete questi link e poi fatevi un paio di domande:

https://www.zeusnews.it/n.php?c=28882

https://www.zeusnews.it/n.php?c=28925

https://www.zeusnews.it/n.php?c=28965

https://www.zeusnews.it/n.php?c=28972


Il costo dei terabyte è sceso a livelli mai visti prima, la capacità di storage moltiplicata all’inverosimile, virus che si autoinstallano con click-zero, database giganteschi sono all’ascolto h24. Quindi cosa é che stanno GIA’ FACENDO ? Non sorprendetevi se un giorno tireranno fuori una vostra telefonata di molti anni prima quando magari non eravate ancora indagati o altro. Riiiing, riiing…Ah…scusate sta suonando il mio telefono. Ci sentiamo.


Ma anche no.

39 pensieri riguardo “Ring my Bell.

    1. donna impareggiabilmente avanti. Aggiungerei che uno dei più noti esperti di sicurezza IT in Italia disse:- Ho comprato uno smartphone, l’ho aperto e analizzato. L’ho richiuso e lo messo sul caminetto del salotto.- E ho detto tutto. Disse Totò.

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  1. Qualsiasi mezzo di comunicazione può essere soggetto a controllo da parte delle autorità: ogni app di messaggistica, le mail, gli SMS, le telefonate, ma anche i nostri commenti nei blog.
    SOno dell’idea che se uno non ha nulla da nascondere, non abbia nemmeno nulla da temere.
    Sull’aspetto privacy, non so che dire, esistono delle leggi. Ma se la “sicurezza nazionale” è posta in primo piano su tutto, allora non possiamo farci nulla.

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    1. Io la vedo in un’altra ottica: chi non ha nulla da nascondere che bisogno ha di controllarmi? Il privato è privato. L’idea che ascoltino ciò che dico in casa attivando il microfono di un dispositivo al quale non posso più nemmeno togliere la batteria, non è peregrina, dato che continuo a negare l’accesso al microfono a tutte le applicazioni. Tornerò a breve al mio vecchio *marcione*, tenendo le attività su internet al pc (dotato di nastro adesivo da idraulico sulla telecamera). Le intrusioni non sono lecite solo per il fatto che le esercitino, continuano a restare illecite.

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      1. Ahahah! Può essere! Comunque da non abbonata non mi fa leggere. Essendo l’articolo del suo articolista, immagino il fritto misto di invidia, preoccupazione istituzionale, simpatia per il ragazzaccio con il quale si identifica (malamente, non c’è storia). Ho dei pregiudizi, è vero! 😀

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  2. Kikka: il problema grosso è che ormai non ci rendiamo nemmeno conto di avere comunque “qualcosa da nascondere”. E pure fosse, è praticamente impossibile nasconderlo. Una volta che hai le “antenne puntate” verso di te, sei fatto. C’è solo da sperare di non essere interessanti per nessuno. Le nostre informazioni sono ovunque, alla portata di quasi tutti, e il bello è che ce le abbiamo messe noi. Vidi tempo fa un video, dove un tipo – fingendosi “veggente” lasciava stupite delle persone a campione raccontando loro dettagli della loro vita apparentemente inconoscibili: alla fine gli svelava che non aveva fatto altro che raccogliere tutto ciò che aveva trovato in rete su di loro e creare un profilo sorprendentemente aderente alla realtà.
    Aggiungerei che con tutte le telecamere di sorveglianza (pubbliche e private) e i sistemi di geolocalizzazione (compresi quelli che ci portiamo in tasca sotto forma di telefoni, per non parlare di quelli montati dalle assicurazioni sulle nostre auto), siamo ormai dei libri aperti per chiunque voglia leggerci.
    L’ unica salvezza è data dalla frammentarietà delle informazioni raccolte, fortunatamente ancora non centralizzate e non collegate fra loro.
    Bisogna comunque sempre tenere a mente che il problema siamo noi. Troppo abituati, troppo confidenti, troppo “sciolti”: quante volte ormai capita di sentire vita morte e miracoli di persone a noi sconosciute solo perchè chiacchierano tranquillamente in vivavoce sedute in metropolitana vicino a noi ?

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